Riflessione sull'avvenire.

Oggi ho deciso di ragionare un pochino. E' un po' che non lo faccio più per colpa del lavoro al cinema e per colpa degli esami che sto preparando. Mi trovo in un momento della mia vita davvero strano. Mancano pochi esami e poco più di sei mesi alla mia Laurea Magistrale e mentre dovrei sentirmi assolutamente realizzata, non credo di essermi mai sentita più sballottata ed insicura. La fine del ciclo di studi, che figata penso: basta weekend sui libri, basta maledetti esami, basta stress scolastico. Poi mi fermo a ragionare su cosa mi aspetta dietro quel portone e come se da una stanza buia mi stessi dirigendo verso una molto illuminata, non riesco a vedere nulla. Le pupille non si adattano ancora e anzi, fissare quella luce mi impedisce a tratti di mettere a fuoco lucidamente quel che ho intorno, i miei occhi rimangono come accecati. La maledizione (o benedizione?) di una come me, a cui piacciono tremila cose e che bene o male se la sa cavare in quasi tutte, è proprio questa, che quando si tratta di dare una direzione definitiva alla mia vita mi sembra solo di riuscire a vedere le porte che si chiudono invece di quella che ho scelto di aprire. Se io solo potessi scegliere davvero vorrei essere fioraia il lunedì (perché i fiori sono belli e profumati e mi piacerebbe stare li a comporli e a venderli mentre immersa nei colori mi riabituo lentamente alla settimana lavorativa dopo il weekend), il martedì toccherebbe ad un'altra delle mie grandi passioni e così mi troverei a fare la pettinatrice fra pieghe mollette e bigodini a ridere e spettegolare con le clienti. Il mercoledì mi piacerebbe dipingere e disegnare mezza giornata e fare la musicista per l'altra metà, il giovedì ed il venerdì toccherebbe all'architettura fra progetti di interni, edifici, giardini e perché no pure mostre o musei. Concludendo, il sabato e la domenica li spenderei a seguire i matrimoni e gli eventi da me organizzati nei momenti liberi del corso della settimana. Ora capirete anche voi che mi trovo di fronte ad un bel casino perché se apro un negozietto di fiori, non potrò più essere architetto o event planner e se decido che invece la mia strada è fare la parrucchiera dovrò rinunciare all'architettura ed anche ai fiori. Come se non bastasse cresciamo in un periodo davvero strano dove le vecchie ed assodate professioni non sono per noi un'alternativa valida: avvocati, architetti, economisti no perché i campi son saturi e allora ti tocca reinventarti e mettere insieme quattro belle idee per creare qualcosa di nuovo che possa farsi strada da sè. Siamo anche noi a nostro modo una generazione self-made, rovinati dalle raccomandazioni e governati da un branco di raccomandati del ventennio scorso che ricopre ruoli che non merita ne ha mai meritato. Paghiamo situazioni di lento e progressivo degrado che non sono state fronteggiate mai, se non quando la cosa si è fatta davvero tragica, ci svegliamo la mattina con l'angoscia e la paura che non riusciremo mai a guadagnarci una vita dignitosa e rispettabile, paura di aver buttato nel cesso vent'anni di studi e (e quanti soldi...), paura di un futuro ipotecato, paura di non essere abbastanza. Invidiamo chi ha avuto un'idea geniale ed originale che gli ha permesso di farne un lavoro e ci proviamo. Tutti ci provano e ci provo anche io e ci improvvisiamo blogger, food-blogger, make-up-blogger, architetto designer, architetto d'interni con senso spiccato per la progettazione di giardini e perché no magari pure pr nel tempo libero. Viviamo cercando di aggiungere un qualcosa di geniale alla nostra professione dei sogni, sperando che questo 'quid' la renda unica nel suo genere e perciò di successo. Questa è la nostra generazione, noi siamo quelli che cercano il colpo di genio in ogni respiro, nella speranza di diventare i prossimi Zuckerberg e poter smettere di preoccuparci di come pagheremo le bollette quando saremo grandi.

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