HA(L)KUNA MATATA

Dove si trova il confine tra il tempo che ho ed il tempo che perdo?
Dove e quando è possibile capire se sto oltrepassando il limite o se sto investendo il mio tempo nella maniera corretta?

E' l'ansia di riuscire che ci rende adolescenti adulti nei ridenti anni '10. Io per esempio ci sono volte in cui semplicemente 'sto'. Presa e capace ma ferma. Come sia successo poi che ad un certo punto io mi sia messa a buttare incertezza su tutto quello che avevo fatto o pensato fino a quel momento?
Che fine ha fatto quella cosa del: o così come dico io o buonanotte, se pensate che io stia sbagliando quella è la porta e ricordatevi bene di chiuderla mentre uscite.
Da un momento all'altro, così con lo stesso inatteso scazzo con cui apprendo di un pacco da parte di un amico, non so più se faccio giusto.
Non so più se il tempo che spendo, lo sto spendendo bene o lo sto perdendo.
Sto qui, figlia di una generazione che si è ammazzata di lavoro pur di riuscire, dimenticandosi a volte anche di vivere una vita.
Ed è così che riminiscenze culturali di 'faccio quel che faccio ma qualcosa lo devo pur combinare nella vita' si scontra come moscerino su parabrezza con la consapevolezza che forse, il tempo ben speso è altro. Che non c'è alcun prezzo che possa darsi ad un'ora passata a casa a curare le piante del terrazzo, ad architettare una cena per gli amici, a pianificare vacanze o a leggere un giornale.

Ed è circa qui, a metà tra queste mie elucubrazioni del tutto attorcigliate, che ho capito che un pensiero a quello che volevo fare 'da grande' valeva la pena spenderlo.
Ho capito che il mondo, non funziona mica tanto bene al giorno d'oggi. E credetemi che anche se sono diventata una che si mette in discussione, questo lo affermo con certezza.
Il mondo gira che per realizzarti devi dedicare una vita al lavoro. Dimenticare la lentezza che nostra madre terra ci regala, il silenzio del sonnecchiare sotto agli alberi con gli uccellini che cantano e le fronde degli alberi che simulano il rumore del mare, vivere col cellulare in mano, reperibilità come regola di vita e se hai impegni personali... non ho capito, davvero ne hai?

Restare Hakuna Matata è un lusso ormai che puoi permetterti solo se 'fai un lavoro di merda', se 'ti accontenti' o se come un moderno Robinson Crusoe hai deciso di mollare tutto e fare il viaggiatore eremita di professione, per passare la tua vita a fare invidia al resto del mondo.
Quanto dura il tempo per costruire e quando invece arriva il momento per raccogliere? Davvero non si può costruire raccogliendo o raccogliere costruendo?
Di tutte le incertezze però, alcuni pilastri mi sono rimasti.
Ve li metto qui per qualsiasi esigenza e se avete domande swipe up, link in bio o contattate direttamente Aranzulla che vi saprà aiutare:

- Non regalare il tuo tempo. Non c'è causa (nemmeno divina) che valga la pena di essere fatta tua se non ti pagano per questo.
- Non permettere alla frenesia della vita lavorativa di intaccare la tua personale. Sei tu che lo permetti e non c'è nessuno con cui prendersela, anche se sarebbe più comodo.
- Con grazia ed educazione ricordati di farti sempre le tue ragioni (cit. Mamma).
- Smetti di arrabbiarti per problemi che non ti appartengono. Ne risente il tuo di umore, non di certo quello degli alti.
Ultimo ma non di certo per importanza:
- Se c'è qualcosa per cui vale davvero la pena spendere il tempo è certamente trovare una soluzione per smettere di lamentarsi. La vera perdita di tempo è convivere con una situazione che non ti appartiene.

Nell'attesa di farmi risolvere i problemi dallo psicologo (scherzo) vi saluto tutti e vi auguro una buona giornata.
Baci Stellari